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Tassi di interesse: quali effetti sui mutui nella seconda parte del 2023?

Nell’ultimo aggiornamento delle previsioni macroeconomiche di State Street Global Advisors disponibilità, domanda e qualità del credito sembrano destinate a peggiorare d’ora in avanti.

Un aspetto positivo però è rappresentato dal fatto che l’indebolimento della domanda e l’inasprimento delle condizioni del credito dovrebbero contribuire all’accelerazione della disinflazione in corso, consentendo alle banche centrali di porre fine al ciclo di inasprimento della politica monetaria prima del previsto.

Nel corso del 2022 l’economia dell’Eurozona ha registrato un importante crescita del PIL che ha toccato il 3,5%, di gran lunga superiore a quella degli Stati Uniti. Un cuscinetto di surplus di risparmi, sussidi fiscali significativi per aiutare le famiglie a far fronte al caro energia ed il sostegno della domanda per il settore turistico hanno permesso alla spesa reale dei consumatori di crescere del 4,3% nel 2022 (il livello più elevato dal 2001), nonostante un tasso di inflazione superiore all’8%.

Altrettanto apprezzata è stata la forte crescita riportata dagli investimenti a reddito fisso che, secondo State Street Global Advisors, non solo rappresenta un fattore positivo per l’attuale fase di crescita, ma anche un possibile driver dell’aumento della produttività.

Il quadro appare invece molto meno roseo per il 2023. Come scrive State Street Global Advisors, “Il ritardato effetto negativo dell’elevata inflazione si traduce in una crescita ridotta della spesa per i consumi per quest’anno, anche se non prevediamo una contrazione totale. I flussi legati al turismo dovrebbero contribuire a limitare i danni. La spesa per gli investimenti subisce un rallentamento analogo: si tratta di un fenomeno su larga scala, ma senza una vera e propria contrazione in un particolare segmento dell’economia”.

Alla luce della resilienza dimostrata e degli ultimi dati, quello che sembrava un approccio ottimistico solo tre mesi fa oggi non lo sembra abbastanza: per questo motivo, scrive State Street Global Advisors, “abbiamo rivisto leggermente al rialzo le previsioni per il 2023, portandole a 0,7%, ancora lievemente al di sopra del consensus in rapida ascesa, tuttavia non più in modo significativo”.

Quali prospettive per l’inflazione

Anche se il peggio è passato, il tema dell’inflazione continua ad essere rilevante. “Stimiamo che l’inflazione headline rallenterà, passando dall’8,4% dell’anno scorso a circa il 5,5% per quest’anno, prima di subire una brusca decelerazione scendendo al di sotto del 3% nel 2024. Persistono le preoccupazioni legate ad una risposta tardiva alla spirale prezzi-salari, anche se finora gli accordi salariali che entreranno in vigore sono stati rassicuranti in tal senso” si legge nel report.

Le prossime mosse della BCE

Negli ultimi mesi, la Bce ha reagito in ritardo per combattere l’inflazione con manovre restrittive che si sono tradotte in un aumento dei tassi di 50 punti base a marzo, solo pochi giorni prima che le turbolenze del settore bancario si diffondessero in Europa. Secondo State Street Global Advisors, “Gli interventi di rialzo dei tassi non sembrano ancora essere giunti al termine ma ci siamo quasi“.

“Prevediamo un ulteriore incremento di 25 punti base entro la metà dell’anno, seguito da un lungo periodo in cui i tassi rimarranno invariati (a patto che le condizioni di mercato lo permettano). Si potrebbe ragionevolmente pensare che la Bce dovrebbe forse intervenire un po’ di più, ad esempio con ulteriori incrementi di 50 punti base, ma dati i rischi che si stanno diffondendo nel settore bancario, sembra più opportuno un approccio più cauto” conclude State Street Global Advisors.

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